Auditorium di Padova
progetto
Auditorium di Padova
località
Padova
programma
sala concerti
cliente
Comune di Padova
tempi di concorso
2007
progetto
Arata Isozaki e Andrea Maffei
architettura
Hidenari Arai (coordinamento operativo), Takeshi Miura, Kenji Yatsu, Rawad Choubassi, Simone Utzeri, Filippo Biagi, Atsuko Suzuki
architetti associati
Stefano Tozzi, M+T & Partners
strutture
ing. Mutsuro Sasaki, SAPS Tokyo
impianti
ing. Manuele Petranelli, Spring srl, Firenze
acustica
ing. Robert Essert / Sound Space Design Ltd., Londra
teatri
arch. Joshua Dachs / Fisher Dachs Associates Inc., New York
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Auditorium di Padova
località
Padova
programma
sala concerti
cliente
Comune di Padova
tempi di concorso
2007
progetto
Arata Isozaki e Andrea Maffei
architettura
Hidenari Arai (coordinamento operativo), Takeshi Miura, Kenji Yatsu, Rawad Choubassi, Simone Utzeri, Filippo Biagi, Atsuko Suzuki
architetti associati
Stefano Tozzi, M+T & Partners
strutture
ing. Mutsuro Sasaki, SAPS Tokyo
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ing. Manuele Petranelli, Spring srl, Firenze
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ing. Robert Essert / Sound Space Design Ltd., Londra
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arch. Joshua Dachs / Fisher Dachs Associates Inc., New York
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Auditorium di Padova
Il sito di concorso di forma pseudo – triangolare e superficie di circa 13.700 mq è situato immediatamente a nord del centro storico della città di Padova, delimitato a sud dalla cinta muraria e dall’ansa del canale Piovego, a nord dalla via Trieste e ad est dalla via Gozzi; a sud ovest del canale si estende l’area museale della Cappella degli Scrovegni, del complesso degli Eremitani e dei giardini dell’Arena, a sud-est il complesso degli Istituti Universitari sorti all’inizio del XX secolo. Il contesto presenta una forte connotazione industriale, in via di trasformazione, dovuta alla presenza dello scalo merci sia fluviale (canale Piovego) che ferroviario (Stazione FS). Attualmente l’area di concorso è adibita a stazione per gli autobus di linea; le pensiline della stazione presenti attualmente sul sito saranno oggetto di demolizione; sul lato nord, lungo via Trieste, per un fronte complessivo non continuo di circa 100 m, sono presenti due edifici oggetto di vincolo che la presente proposta progettuale mantiene inalterati nel loro assetto esterno, riconvertendoli funzionalmente alle esigenze della nuova struttura.
L’edificio si rivolge con l’ingresso principale, visivamente permeabile, sulla via Gozzi e si chiude invece lungo la via Trieste, creando una cortina con i due edifici preesistenti e vincolati, ricomponendo la lunga stecca preesistente, dedicandola ora ai servizi accessori, agli accessi tecnici e agli spazi di movimentazione tecnica. A sud – ovest l’ansa del canale Piovego, l’ambito monumentale Scrovegni – Eremitani e il relativo parco con le mura cinquecentesche sono avvicinati con un’area filtro a verde, dotata di spazi all’aperto, di attrezzature per la sosta e di piste ciclabili. Un teatro per rappresentazioni all’aperto, connessa con l’interno del sistema Auditorium e in asse visivo con la Cappella degli Scrovegni, chiude ad ovest il complesso e dialoga con il bastione murario, sulla sponda opposta del canale Piovego, creando con un polo ovest alternativo alla testa – ingresso posta ad est. La sala maggiore da 1.400 posti a sedere si distende in direzione est – ovest creando un asse longitudinale; la sala piccola, da 400 posti, s’innesta da nord, bilanciando la composizione. Un complesso bilanciato che si protegge dall’asse viario più impattante a nord, per aprirsi alla città ad est con un ingresso fortemente caratterizzato e riconoscibile, e a sud, in maniera più delicata con silenziosi volumi in vetro, verso la natura, l’acqua, il verde, il silenzio e la splendida materialità del costruito storico di Padova.
Il complesso è leggibile come l’aggregazione di 5 corpi principali, facilmente identificabili nelle planimetrie dei vari piani: 1. quadrato 50×50 m: la figura matrice di partenza è un quadrato di 50 m di lato, con la funzione di elemento legante delle altre figure ad essa connesse; 2. quadrato 40,45×40,45 m: un secondo elemento, sempre quadrato, ha come lato la sezione aurea del semilato del quadrato matrice (25,00 m x 1,6180 = 40,45 m, arrotondato); 3. rettangolo 40,45×25 m: un terzo elemento ha come lati, il semilato dell’elemento matrice (25 m) e il suo segmento aureo (40,451 m), 4. quadrato 25×25 m: un quarto elemento ha come lato, il semilato (25 m) del quadrato matrice (50 m); 5. rettangolo 50×25 m: un quinto elemento ha come lati, il lato del quadrato matrice (50 m) e il semilato del quadrato matrice (25 m). Il quadrato matrice diventa base ed elemento unificante di tutte le altre 4 figure al suo contorno. Funzionalmente svolge il ruolo di elemento connettivo e di distribuzione oltre a rappresentare la testa del complesso sulla via Gozzi. Il quadrato 2, funzionalmente può essere letto come lo spazio destinato ai servizi accessori al personale di scena e al ristorante panoramico. Il rettangolo 3 coincide funzionalmente con la sala piccola. Il quadrato 4 corrisponde al foyer dell’Auditorium; il rettangolo 5, infine, rappresenta la sala grande da concerti. Disposti e ruotati seguendo una logica compositiva e funzionale, i 5 elementi creano l’insieme dell’Auditorium, pur essendo unità funzionali fortemente distinte e diversamente identificate dai prospetti. Il quadrato 50×50 m emerge su via Gozzi con il fronte di ingresso all’Auditorium incorniciato da una loggia che incornicia una facciata vetrata di 14,50 m e contiene spazi distribuiti su 4 livelli fuori terra. Dall’alto la composizione si esalta e rende intelligibili gli elementi compositivi. Dal grande quadrato di base, emergono le forme delle due sale, grande e piccola, la scatola di cristallo del foyer e il volume serigrafato del ristorante panoramico ad ovest.
Nell’omogeneità plastica del complesso, brilla la preziosa scatola di cristallo del foyer, alta 20 m ed incastonata a nord – est, tra il quadrato di base e l’edificio conservato ad oriente. Spiccano i due lati trasparenti del quadrato di base: ad est la facciata dell’ingresso brillante e trasparente, ad ovest il volume traslucido e serigrafato del ristorante panoramico sulla città storica di Padova. Sia la scatola del foyer che la parte ad ovest del quadrato di base, dedicata al ristorante, sono caratterizzate da una finitura esterna in vetro serigrafato, con un grado di trasparenza differente, più trasparente e permeabile il volume del ristorante per regalare, a chi sta cenando, la spettacolare visuale sul canale, sul verde e sul complesso degli Scrovegni. Nella facciata di ingresso ad est, si ricorre ad un vetro serigrafato, in modo da proteggere adeguatamente ed isolare gli spazi interni dal contesto cittadino, e dalla via Gozzi in particolare. I tre box principali del complesso, il volume della sala grande, quello della sala piccola e quello del quadrato di base da 50 m x50 m, presentano una maglia d’acciaio, con la funzione di sostenere l’involucro di finitura dei tre oggetti: dall’interno verso l’esterno, una superficie vetrata, la struttura in acciaio, pannelli in alabastro e nuovamente vetro a finire. L’alabastro, tagliato in sottili fogli risulta discretamente permeabile alla luce, che tende ad evidenziarne le venature. La sala piccola sfrutta una maglia d’acciaio ortogonale di supporto ai pannelli in alabastro e alla finitura in pannelli vetrati. La sala grande è caratterizzata da una maglia in acciaio con un pattern a Penrose, dal nome del matematico inglese Sir Roger Penrose che lo ha inventato. Il pattern prescelto, a forma romboidale, garantisce che tutte le linee del disegno abbiano sempre la stessa lunghezza. Sir Roger Penrose (Colchester, UK 1931), professore di matematica all’università di Oxford, riceve il premio Wolf nel 1988 per i suoi studi sulla struttura dell’universo. Interessante ricordare i rapporti di Penrose con l’arte e più precisamente con l’incisore olandese Mauritius Cornelius Escher, amico di famiglia, che è stato ispirato dalle sue figure geometriche “impossibili” come il triangolo (1954) e la scala, in alcune sue famose opere come “La cascata”. Da sempre interessato al paradosso e ai limiti della scienza, Penrose sviluppa nel 1974 una complessa teoria matematica che permette di ricoprire una superficie piana con un numero limitato di forme geometriche senza ripetere mai lo stesso disegno e con andamento irregolare. Inizialmente studiò questo sistema utilizzando migliaia di forme geometriche e dopo anni di ricerca e di attenti studi, riuscì con successo a ridurle prima a 6 e poi incredibilmente solo a 2. La scelta di un modello matematico, tipo Penrose, ambisce ad ottimizzare la soggettività di una forma organica attraverso regole matematiche che ne controllino automaticamente le dimensioni e le superfici, senza portarla a soluzioni ortogonali ma mantenendola irregolare in distribuzioni aperiodiche. Il gioco dei prospetti sfrutta i differenti spessori dei pannelli in alabastro che rivestono i box e i tipi di vetro, per cui le sale concerti risultano meno trasparenti del box 50×50 m, e la sala grande più opaca di quella piccola. Tutti e 5 i box sono completati sulla loro sommità da una copertura piana, finita con uno strato di ghiaia bianca. Il sistema perimetrale di tamponamento (vetro, acciaio e alabastro) definisce anche lo spigolo orizzontale della copertura (oltrechè quello verticale) e quindi “gira” in cima e si spinge all’interno per circa 2,5 m, disegnando una corona semitrasparente, che incornicia le finitura rettangolare in ghiaia bianca.
Auditorium di Padova
Il sito di concorso di forma pseudo – triangolare e superficie di circa 13.700 mq è situato immediatamente a nord del centro storico della città di Padova, delimitato a sud dalla cinta muraria e dall’ansa del canale Piovego, a nord dalla via Trieste e ad est dalla via Gozzi; a sud ovest del canale si estende l’area museale della Cappella degli Scrovegni, del complesso degli Eremitani e dei giardini dell’Arena, a sud-est il complesso degli Istituti Universitari sorti all’inizio del XX secolo. Il contesto presenta una forte connotazione industriale, in via di trasformazione, dovuta alla presenza dello scalo merci sia fluviale (canale Piovego) che ferroviario (Stazione FS). Attualmente l’area di concorso è adibita a stazione per gli autobus di linea; le pensiline della stazione presenti attualmente sul sito saranno oggetto di demolizione; sul lato nord, lungo via Trieste, per un fronte complessivo non continuo di circa 100 m, sono presenti due edifici oggetto di vincolo che la presente proposta progettuale mantiene inalterati nel loro assetto esterno, riconvertendoli funzionalmente alle esigenze della nuova struttura.
L’edificio si rivolge con l’ingresso principale, visivamente permeabile, sulla via Gozzi e si chiude invece lungo la via Trieste, creando una cortina con i due edifici preesistenti e vincolati, ricomponendo la lunga stecca preesistente, dedicandola ora ai servizi accessori, agli accessi tecnici e agli spazi di movimentazione tecnica. A sud – ovest l’ansa del canale Piovego, l’ambito monumentale Scrovegni – Eremitani e il relativo parco con le mura cinquecentesche sono avvicinati con un’area filtro a verde, dotata di spazi all’aperto, di attrezzature per la sosta e di piste ciclabili. Un teatro per rappresentazioni all’aperto, connessa con l’interno del sistema Auditorium e in asse visivo con la Cappella degli Scrovegni, chiude ad ovest il complesso e dialoga con il bastione murario, sulla sponda opposta del canale Piovego, creando con un polo ovest alternativo alla testa – ingresso posta ad est. La sala maggiore da 1.400 posti a sedere si distende in direzione est – ovest creando un asse longitudinale; la sala piccola, da 400 posti, s’innesta da nord, bilanciando la composizione. Un complesso bilanciato che si protegge dall’asse viario più impattante a nord, per aprirsi alla città ad est con un ingresso fortemente caratterizzato e riconoscibile, e a sud, in maniera più delicata con silenziosi volumi in vetro, verso la natura, l’acqua, il verde, il silenzio e la splendida materialità del costruito storico di Padova.
Il complesso è leggibile come l’aggregazione di 5 corpi principali, facilmente identificabili nelle planimetrie dei vari piani: 1. quadrato 50×50 m: la figura matrice di partenza è un quadrato di 50 m di lato, con la funzione di elemento legante delle altre figure ad essa connesse; 2. quadrato 40,45×40,45 m: un secondo elemento, sempre quadrato, ha come lato la sezione aurea del semilato del quadrato matrice (25,00 m x 1,6180 = 40,45 m, arrotondato); 3. rettangolo 40,45×25 m: un terzo elemento ha come lati, il semilato dell’elemento matrice (25 m) e il suo segmento aureo (40,451 m), 4. quadrato 25×25 m: un quarto elemento ha come lato, il semilato (25 m) del quadrato matrice (50 m); 5. rettangolo 50×25 m: un quinto elemento ha come lati, il lato del quadrato matrice (50 m) e il semilato del quadrato matrice (25 m). Il quadrato matrice diventa base ed elemento unificante di tutte le altre 4 figure al suo contorno. Funzionalmente svolge il ruolo di elemento connettivo e di distribuzione oltre a rappresentare la testa del complesso sulla via Gozzi. Il quadrato 2, funzionalmente può essere letto come lo spazio destinato ai servizi accessori al personale di scena e al ristorante panoramico. Il rettangolo 3 coincide funzionalmente con la sala piccola. Il quadrato 4 corrisponde al foyer dell’Auditorium; il rettangolo 5, infine, rappresenta la sala grande da concerti. Disposti e ruotati seguendo una logica compositiva e funzionale, i 5 elementi creano l’insieme dell’Auditorium, pur essendo unità funzionali fortemente distinte e diversamente identificate dai prospetti. Il quadrato 50×50 m emerge su via Gozzi con il fronte di ingresso all’Auditorium incorniciato da una loggia che incornicia una facciata vetrata di 14,50 m e contiene spazi distribuiti su 4 livelli fuori terra. Dall’alto la composizione si esalta e rende intelligibili gli elementi compositivi. Dal grande quadrato di base, emergono le forme delle due sale, grande e piccola, la scatola di cristallo del foyer e il volume serigrafato del ristorante panoramico ad ovest.
Nell’omogeneità plastica del complesso, brilla la preziosa scatola di cristallo del foyer, alta 20 m ed incastonata a nord – est, tra il quadrato di base e l’edificio conservato ad oriente. Spiccano i due lati trasparenti del quadrato di base: ad est la facciata dell’ingresso brillante e trasparente, ad ovest il volume traslucido e serigrafato del ristorante panoramico sulla città storica di Padova. Sia la scatola del foyer che la parte ad ovest del quadrato di base, dedicata al ristorante, sono caratterizzate da una finitura esterna in vetro serigrafato, con un grado di trasparenza differente, più trasparente e permeabile il volume del ristorante per regalare, a chi sta cenando, la spettacolare visuale sul canale, sul verde e sul complesso degli Scrovegni. Nella facciata di ingresso ad est, si ricorre ad un vetro serigrafato, in modo da proteggere adeguatamente ed isolare gli spazi interni dal contesto cittadino, e dalla via Gozzi in particolare. I tre box principali del complesso, il volume della sala grande, quello della sala piccola e quello del quadrato di base da 50 m x50 m, presentano una maglia d’acciaio, con la funzione di sostenere l’involucro di finitura dei tre oggetti: dall’interno verso l’esterno, una superficie vetrata, la struttura in acciaio, pannelli in alabastro e nuovamente vetro a finire. L’alabastro, tagliato in sottili fogli risulta discretamente permeabile alla luce, che tende ad evidenziarne le venature. La sala piccola sfrutta una maglia d’acciaio ortogonale di supporto ai pannelli in alabastro e alla finitura in pannelli vetrati. La sala grande è caratterizzata da una maglia in acciaio con un pattern a Penrose, dal nome del matematico inglese Sir Roger Penrose che lo ha inventato. Il pattern prescelto, a forma romboidale, garantisce che tutte le linee del disegno abbiano sempre la stessa lunghezza. Sir Roger Penrose (Colchester, UK 1931), professore di matematica all’università di Oxford, riceve il premio Wolf nel 1988 per i suoi studi sulla struttura dell’universo. Interessante ricordare i rapporti di Penrose con l’arte e più precisamente con l’incisore olandese Mauritius Cornelius Escher, amico di famiglia, che è stato ispirato dalle sue figure geometriche “impossibili” come il triangolo (1954) e la scala, in alcune sue famose opere come “La cascata”. Da sempre interessato al paradosso e ai limiti della scienza, Penrose sviluppa nel 1974 una complessa teoria matematica che permette di ricoprire una superficie piana con un numero limitato di forme geometriche senza ripetere mai lo stesso disegno e con andamento irregolare. Inizialmente studiò questo sistema utilizzando migliaia di forme geometriche e dopo anni di ricerca e di attenti studi, riuscì con successo a ridurle prima a 6 e poi incredibilmente solo a 2. La scelta di un modello matematico, tipo Penrose, ambisce ad ottimizzare la soggettività di una forma organica attraverso regole matematiche che ne controllino automaticamente le dimensioni e le superfici, senza portarla a soluzioni ortogonali ma mantenendola irregolare in distribuzioni aperiodiche. Il gioco dei prospetti sfrutta i differenti spessori dei pannelli in alabastro che rivestono i box e i tipi di vetro, per cui le sale concerti risultano meno trasparenti del box 50×50 m, e la sala grande più opaca di quella piccola. Tutti e 5 i box sono completati sulla loro sommità da una copertura piana, finita con uno strato di ghiaia bianca. Il sistema perimetrale di tamponamento (vetro, acciaio e alabastro) definisce anche lo spigolo orizzontale della copertura (oltrechè quello verticale) e quindi “gira” in cima e si spinge all’interno per circa 2,5 m, disegnando una corona semitrasparente, che incornicia le finitura rettangolare in ghiaia bianca.